Si
aggrava la posizione dell’ex questore di Bergamo, Fortunato Finolli, indagato dalla Procura di Bergamo
con l’accusa di istigazione alla
corruzione per
fatti collaterali all’inchiesta sulla bancarotta della
Maxwork, l’agenzia
interinale fallita nel giugno del 2015 dopo essere stata svuotata dalle risorse
aziendali. Il Tribunale del Riesame di Brescia ha infatti disposto nei suoi
confronti la misura.....
degli arresti domiciliari (il
pm Maria Cristina Rota, titolare dell’indagine, aveva chiesto per lui la
custodia in carcere). Il provvedimento dei giudici bresciani non è però
esecutivo (Finolli è ancora a piede libero), in quanto contro la loro decisione i legali del poliziotto potrebbero fare ricorso in Cassazione (circostanza certa). In caso la
Cassazione bocciasse il ricorso, Finolli finirebbe ai domiciliari.
Intanto il funzionario, grande amico del manager Giovanni Cottone, l’altro
grande indagato, è ancora a tutti gli effetti un poliziotto stipendiato, un
pubblico ufficiale, senza però alcun incarico: tecnicamente è stato «messo a disposizione». È probabile che sulla scelta di non dimettersi dopo il suo
coinvolgimento nel crac della Maxwork abbia pesato anche il pensionamento
imminente: il 6 gennaio
compirà 63 anni e potrà andare in pensione da dirigente superiore, la qualifica dei questori. La stessa
polizia di Stato ha preferito non procedere nei confronti di Finolli. L’ex
questore di Bergamo è finito nei guai, in concorso con Cottone e l’ex
direttrice amministrativa della Maxwork, Giuliana Tassari, per istigazione alla
corruzione nei confronti del direttore dell’Inps di Bergamo, Angelo D’Ambrosio, invitato a un pranzo in Città Alta il
1 dicembre 2014. Secondo le accuse, a D’Ambrosio vennero offerti dei telefonini
affinchè lui prendessse in esame la richiesta di rinegoziazione o una dilazione dei
contributi che l’agenzia interinale doveva versare all’ente previdenziale.
Il tribunale del Riesame di Brescia, oltre a
Finolli, ha concesso gli arresti domiciliari anche ad altri indagati per la
bancarotta della Maxwork: l’ex presidente dell’agenzia Placido Sapia; l’ex ad
Gianpiero Silan; l’ex direttrice amministrativa Giuliana Tassari; e Paola
Stucchi, la moglie del manager Massimiliano Cavaliere, ex amministratore della
Maxwork, nei confronti del quale i giudici bresciani hanno invece disposto la
misura della custodia cautelare in carcere (era ai domiciliari). Sei mesi di
sospensione, invece, sono andati al poliziotto Giorgio
Pronti, che
in aeroporto a Milano avrebbe agevolato Cottone, evitandogli il fastidio della coda
per i controlli. Nessuna misura, infine, per il faccendiere umbro Alfio
Pacifici, anch’egli grande amico di Giovanni Cottone, che avrebbe agevolato i
rapporti tra i vertici della Maxwork e alcune banche, anche all’estero.
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